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beniaminl
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Rasta Safari

beniaminart
catania

la mostra

Rasta
mostra personale

a cura del prof. salvo russo
beniaminArt gallery, (catania) italia

06-31 marzo 2022

I campi di grano e i giardini incantati di un piccolo villaggio persiano (Mashhad)... e quella bambina così riservata che gioca con la natura e porta con sé tutto il fascino d’Oriente .

Gioca, osserva e crea dentro di sé un immaginario che è tesoro prezioso per il suo futuro... e sogna a occhi aperti. Ancora non ha deciso cosa farà da “grande”, quale sarà il suo destino... per adesso assorbe come una spugna tutto ciò che la natura e la sua sensibilità possono contenere. L’odore dell’antica e nobile Persia lo sente addosso, lo vede negli occhi dei contadini e nelle donne intorno a sé. Sente di far parte di un popolo straordinario, di una civiltà millenaria che la riempie di orgoglio e malinconia... eppure appartiene anche ad altro. Il tempo inesorabile è passato e la bambina ormai è contenuta in un corpo di donna. Il giardino dei giochi e delle meraviglie si è dilatato in una dimensione che non ha più confini... adesso sa che vorrà essere un’artista, lo sente e ne è sicura... e ha tanto da raccontare con le sue opere.

Ho conosciuto e apprezzato l’opera di Rasta Safari qualche tempo fa, nel breve periodo in cui ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Catania, prima che decidesse di trasferirsi a Roma per ampliare e approfondire le sue conoscenze artistiche, e sempre grazie alla guida preziosa del suo gallerista Benjamin conosciuto nel 2015 che ha sempre saputo supportarla e consigliarla.
Di Rasta Safari mi colpì subito la dolcezza e l’apparente timidezza del suo modo di fare e di approcciarsi al mondo dell’arte, ancor più’ la sua determinazione nel fare ciò che sentiva di dover dipingere. Liquide scorrono le sue immagini in una danza matissiana a cui viene sottratto il colore gioioso per far posto a toni che ne sottolineano la profondità e il senso intimo e fortemente espressivo .

Come saggiamente scrisse Foscolo (Epistolario) “l’arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì rappresentare con novità” e in arte non esiste progresso. I valori e i sentimenti con cui si fa arte, sono e saranno sempre gli stessi sin da quando si sono tracciati i primi segni o steso il primo colore.

Rasta ha dialogato con rispetto e umiltà con i grandi del passato da Michelangelo a Bruegel, da Caravaggio a Rembrandt e di ognuno ha saputo estrarre l’essenza, ciò che potesse essere utile alla sua arte.

Forme, colori, luci e le ombre e ancor più il pathos tematico e compositivo si sono compenetrati nel suo lavoro e nella sua pittura, dando vita a una serie di opere magistralmente eseguite dall’emblematico titolo di Disgregazione o Fatal Illusion o semplicemente Illusion in cui i corpi al pari dei fondi, vibrano di una tensione drammatica e profondamente evocativa: corpi che non hanno peso e vivono in quell’illo tempore che contiene non solo il concetto di un tempo remoto ma anche il valore del tempo presente e futuro. Tutto è metamorfosi ovidiana e le trame dei fondi rimandano alle trasparenze di botticelliana memoria, tutto è “algida stasi”, tutto è incorruttibile. La pittura di Rasta non vuole essere consolatoria né cerca il facile consenso, essa arriva dal profondo della sua anima , dalla parte piu’ intima del suo inconscio e si manifesta impetuosa e violenta con la forza e la determinazione della verità... la sua verità pittorica !

Schiele, L. Freud ,Richter, Lynch e tanti altri si materializzano in questetele di Rastae come in uno specchio rotto, ogni frammento ci rimanda una parte del tutto. In queste opere bisogna sapersi immedesimare, saper osservare ogni singolo particolare e farsi trasportare dalle visioni dell’artista abbandonandosi all’emozione e all’empatia al fine di comprenderne la poetica. Rasta indaga curiosa tra le emozioni umane, anche le più traumatiche o inconfessabili, ci racconta i suoi sogni e le sue fragilità. Le sue figure rotolano nello spazio visivo e fluttuano prive di peso fisico eppure, le percepiamo come intense e piene di un’umanità densa di significati e di valori. Le grandi dimensioni delle tele su cui dipinge sono fondamentali per Rasta e non per eccessivo autocompiacimento, ma perché sente il bisogno di spaziare con le sue visioni, di liberare un segno naturale e gestuale, di fare in modo che il pennello, la mano e il braccio siano strumento di un’ideale compasso che traccia sulla tela segni, forme, colori ma soprattutto emozioni.

In alcune delle ultime sue opere sembra quasi manifestarsi il bisogno di una sintesi che sfocia nell’astrazione, come se Rasta volesse testare su se stessa le teorie di Rorschach e vedere cosa emerge da quelle che apparentemente sembrano macchie casuali ma in pittura nulla è casuale e ciò che emerge è l'ennesimo messag- gio che arriva dal suo inconscio e dalla lezione appresa osservando l’opera di Bacon.

La tavolozza di Rasta si è liberata dalle cromie cupe dei primi lavori, mantenendo la tensione espressiva, trovando un equilibrio nelle ampie stesure di giallo , blu oltremare (il blu che viene da oltre il mare, da Oriente) verde, rosso ecc. Come un sasso lanciato in uno specchio d’acqua crea cerchi concentrici che si irradiano, Rasta ha viaggiato e conosciuto, espandendo sempre più la sua pittura e sperimentando senza sosta nuove soluzioni stilistiche e formali pur rimanendo sempre fedele al proprio sentire. Ogni artista, in fondo, non fa altro che dipingere se stesso.

Scrisse un giorno Gustave Flaubert nelle sue Me- morie di un pazzo (1838): “Se c’è sulla terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare, se esiste qualcosa di santo, di puro, di sublime, qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio dell'infinito e del vago che chiamano anima, questa è l’arte.” Ho scritto queste poche righe per Rasta Safari, a cui auguro sinceramente le migliori fortune, senza nessuna velleità da critico d’arte e senza nessuna presunzione di voler spiegare fino in fondo motivazioni o alchimie. Queste parole escono dalla stima e dall’affetto per Rasta, per quella “bambina” di Mashhad che spero porti sempre dentro di sé il giallo dei campi di grano in cui giocava da piccola, il verde dei suoi giardini incantati e il blu del suo cielo di Persia.
 

Prof. Salvo Russo
San Gregorio Ct - 18 / 02 / 2022

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